Descrizione
Il genere Juniperus appartiene alla famiglia delle Cupressaceae, è distribuito principalmente nelle regioni fredde e temperate dell’emisfero settentrionale, con alcune specie che si estendono fino al sud dell’Africa tropicale. Il genere è composto da circa 75 specie sebbene ancora i tassonomi non siano d’accordo sul numero esatto. La specie ampiamente conosciuta e adoperata nelle medicine tradizionali, forse anche la più valida, è Juniperus communis L., comunemente nota come ginepro. È un piccolo albero o arbusto sempreverde, avendo una forma variabile può essere alto fino a 10 m oppure avere un portamento cespuglioso prostrato, si diffonde tendenzialmente in luoghi esposti al sole. Ha foglie verdi aghiformi, disposte a spirale, con una sola banda stomatica bianca sulla superficie interna. È dioico con coni maschili e femminili che vengono impollinati dal vento su piante separate. I frutti sono coni simili a bacche, inizialmente verdi che maturando, in 18 mesi, diventano viola-nero con un rivestimento di cera blu. Queste bacche hanno un diametro sferico di 4-12 mm e di solito hanno tre (occasionalmente sei) squame carnose fuse, ciascuna con un singolo seme. I semi si disperdono quando gli uccelli mangiano le bacche e digerendo la parte carnosa espellono i semi duri attraverso gli escrementi. I coni maschili sono gialli di 2-3 mm di lunghezza e cadono subito dopo aver versato il polline. I semi blu-neri sono generalmente troppo amari ed astringenti per essere consumati crudi, per cui vengono essiccati al fine di utilizzati come componente culinaria in diverse regioni del mondo. Le bacche essiccate vengono schiacciate o macinate affinché possano liberare il loro aroma prima di essere aggiunte a un piatto. Le bacche sono anche usate per aromatizzare alcune bevande alcoliche come birra e gin.
Usi tradizionali
Il potenziale del ginepro ha influenzato la medicina popolare di diversi paesi. Le bacche sono state utilizzate nella medicina tradizionale turca come diuretico, antisettico e nel trattamento di problemi gastrointestinali, in altre culture per il trattamento di emicrania, artrite reumatica e gotta. I nativi americani invece le usavano come contraccettivo femminile e nel trattamento del diabete. In Romania sono tradizionalmente usate, in infusione o tintura, per gli effetti diuretici e antisettici ed esternamente per alcune condizioni dermatosiche, persino per trattare la tubercolosi infantile. L’intera pianta è stata utilizzata come antinfiammatoria, antisettica urinaria, diuretica, emmengoga, sudorifera, carminativa e digestiva.
Galeno scrive che il legno è caldo e secco nel terzo grado, le bacche sono calde nel terzo grado ma secche appena nel primo. Nel Dioscoride di Mattioli si evince che l’olio essenziale distillato dal legno “vale tenuto in bocca meravigliosamente al dolore dei denti, causato da frigidità di catarro, e così in tutti gli altri dolori del corpo, causati da umori freddi, come dolori di nervi, di giunture, spasimo, paralisia, e simili…scalda et provoca l’orina. … La decozione delle foglie e delle bacche del Ginepro provoca bevuta gagliardamente i mestrui.”
Scrive Pietro Calcara (Florula medica siciliana, 1851): “s’impiega in medicina come tonico e stimolante onde aumentare la tonicità dello stomaco, la secrezione dell’urina, lo scolo dei mestrui; si prepara col frutto infusione acquosa e vinosa non che l’estratto molto commendevole nella blenorrea”. Ne “La prattica dell’infermiero” (1664) di Francesco Dal Bosco, minorita cappuccino ed eccellente erborista, l’infuso vinoso delle bacche “sarà valoroso prouocatiuo dell’urina”; questo valoroso frate evidenzia insieme ad altri quanto sia indiscutibilmente potente questo rimedio.
Da molti autori rinascimentali è spesso considerato tra i medicamenti eccitanti; in effetti questo infuso trovato nel “Trattato di terapeutica e di materia medica” (1864) è oltremodo presente in numerosi testi: bacche 8 g, acqua bollente 1000, infondere per due ore; anche le fumigazioni sembrano avere lo stesso effetto. In questo volume l’infuso e il decotto si prescrivono particolarmente per facilitare “la secrezione orinaria nelle idropisie e corroborare lo stomaco.” Distillando il legno si ottiene invece un olio pirogenico di odore forte e resinoso; sembra aver avuto successo presso molti medici e curatori del tempo nelle “malattie secernenti della pelle…oftalmie scrofolose, applicandolo con un pennello”; ebbe successo anche in molti ospedali. G. Pedone Lauriel nel “Nuovo formulario magistrale” (1870) precisa che non funziona in tutte le idropisie ma precisamente nelle “idropisie passive con atonia del canale digestivo, e nei catarri cronici della vescica”, questo sottolinea l’inevitabile effetto sul sistema digestivo; le fumigazioni invece contro i dolori reumatici, muscolari, nella sciatica, nella bolsedine e negli edemi. L’essenza di camomilla e quella di ginepro (3 grammi ciascuno) sembrano essere stati utili contro i geloni. Nella “Nuova farmacopea universale del sig. Roberto James” (1758) è riportato che “Il vino, in cui le cime del Ginepro sono state bollite, è assai diuretico… il Trago, il Mattioli, l’Hartman, e Simon Pauli affermano, di avere guarite persone idropiche con questo vino.”
Il celebre medico tedesco Frederico Hoffman (1660) rivela che, essendo tutte le parti balsamiche, il Ginepro ha una elevata qualità medicinale; il legno, come afferma anche Colin Milne (1770), è un utile sostituto di Guaiaco e Sassafrasso che oggi sono vietati perché posseggono una certa tossicità; James esprime la sua opinione al riguardo rivelando che si deve addirittura preferire ai due suddetti “in tutti i mali, provenienti dallo stato impuro degli umori … le bacche, sono molto benefiche nell’asma, nelle cachessie, nella itterizia, nella colica, nella pietra delle reni, e della vescica, come anche nelle crudezze dello stomaco….moltissimi idropici sono stati guariti colla lisciva delle ceneri di questo albero, presa col vino.” L’effetto sudorifero era considerato la causa dell’azione purificatrice del sangue. Curiosa è la “Birra Gineprina” che quest’ultimo approva come “rimedio molto grato, e serve pe’ mali nefritici, o ipocondriaci.” Consiste nelle bacche di ginepro contuse ed uva passa infuse nella birra.
In Lapponia è molto popolare l’infuso delle bacche ad uso ricreativo, ma anche l’aspetto medicinale possiede una certa importanza: le proprietà diaforetiche e diuretiche sono molto comuni ma è Van Swieten ad usarle nelle “idropi”, egli rivela che il loro abuso tuttavia “può cagionare delle irritazioni alla vescica, ed anche fare orinar sangue, come avverte il Pisone; sono anche stimate emmenagoghe… queste stesse bacche nel Nord ove se ne spedisce dall’Italia gran quantità, fermentate con altre sostanze, quindi stillate, danno un’acquavite conosciuta col nome di gin.” Il legno è sudorifero, infuso nel vino bianco è anch’esso un rimedio diuretico ed antidropico.
Il miglior effetto diuretico secondo Chomel (1808) si ottiene con il decotto nel vino delle cime, alcuni importanti autori in effetti assicurano di “aver sollevato de gl’idropici coll’uso di questo vino … Tournefort ne ha veduti guarire colle pillole fatte con due parti di Aloe (aloe perfoliata) ed una di bacche di Ginepro.” Secondo l’autore l’infuso delle bacche è “sudorifero, cordiale, stomatico, carminativo, aperitivo, e bechico…buono a ristabilire le funzioni dello stomaco…scarica i polmoni di una linfa grossa che cagiona sovente la difficoltà di respiro.”
Il Ginepro, sottolinea Chomel, sembra essere, secondo molti medici, un rimedio universale. Persino il seme è utile in una importante preparazione: “ben pestato, e mescolato con grasso di porco, poi bolliti insieme in una pentola di terra ben turata, forma un unguento mirabile per la tigna de fanciulli”; inoltre, mangiare tre o quattro semi dopo il pasto aiuta la digestione.
Maud Grieve mette in risalto l’olio essenziale somministrato come “diuretico, gastrico e carminativo nell’indigestione, nella flatulenza e nelle malattie del rene e della vescica”.
Castore durante scrive, oltre al resto, che “conforta il cervello, conserva la vista, fortifica tutti i sensi”.
Giuseppe Orosi (1849), professore all’Università di Firenze nonché importante chimico e farmacista Livornese, descrisse mirabilmente le virtù curative delle bacche: “Tonico, stimolante, utile contro le debolezze di stomaco, e specialmente delle vie orinarie”.
Profilo fitochimico
Il ginepro, oltre ad essere una fonte di nutrimento, è anche ricco di oli aromatici e la loro concentrazione varia in diverse parti della pianta (bacche, foglie, parti aeree e radice). Le bacche contengono olio essenziale in diverse quantità: 0,5% se la bacca è fresca, 2,5% se secca; sono presenti anche zuccheri invertiti (15-30%), resine (10%), catechine (3–5%), acidi organici e terpenici, leucoantocianidine, un composto amaro chiamato Juniperina, flavonoidi, tannini, lignine, cere. Sono presenti importanti flavonoidi come biflavonoidi, flavoni (apigenina), flavonoli (quercetina, isoquercetina) e vitamine (vitamina C). La profilatura fitochimica dell’olio essenziale delle bacche si è concentrata principalmente sul contenuto di terpenoidi. I principali sono idrocarburi monoterpenici, sesquiterpenici e diterpenici mentre i loro derivati ossigenati sono solo componenti minori. I monoterpenoidi ammontano all’83%, di cui il 69,4% idrocarburi monoterpenici, i principali sono: α-pinene, β-pinene, β-mircene, sabinene, limonene, mentre quelli ossigenati includono terpinen-4-olo, miretenolo, β-citronellolo, linalolo, camfene, borneolo e altri. Nonostante la dominazione dei composti monoterpenici ci sono differenze nella loro composizione quantitativa a causa di una serie di fattori come la posizione geografica, il grado di maturità, l’età, il metodo di produzione, ecc. Tale variabilità si ripercuote sulle regioni di provenienza della pianta; i costituenti principali sono comunque i pineni, principalmente α-pinene che è stato considerato come sostanza attraverso il quale valutare tale variabilità: 27% nei campioni della Grecia; 28,6–38,2% in quelli di Montenegro, 46,6% nei campioni provenienti dall’Iran. I sesquiterpeni rappresentano circa il 13,4% del totale, essendo sia idrocarburi sesquiterpenici sia sesquiterpeni ossigenati. I principali idrocarburi sesquiterpenici sono germacrene B e D, α- e β-selinene, α-humulene, epi-α-bisabololo, α-muurolene, β- e δ-elemene, mentre i sesquiterpeni ossigenati includono α-cadinolo, spatulenolo, eudesmolo, viridiflorolo, germacrene D-4-olo, ossido di cariofillene e altri. I diterpeni biciclici sono principalmente acido imbricatolico, acido junicedrale, acido transcomunicante, acido iso-cupressico, arilteralina e lignina. Gli oli essenziali delle foglie e del legno hanno un’alta percentuale di sesquiterpeni, specialmente quelli che portano uno scheletro triciclico (cedrane e longoifolane) mentre i monoterpeni sono presenti in quantità molto basse. 1
Usi medicinali
Il ginepro con la sua larga diffusione e l’intenso uso medicinale ha influenzato la nostra cultura. Con l’avanzare della storia l’uomo non ha mai perso interesse su questa pianta e le ragioni sembrano ovvie: letteratura abbondante, ampio spettro di utilizzo, bassa tossicità, facile approvvigionamento.
Gli estratti di J. communis hanno esibito in tempi recenti, attraverso una serie di studi, alcuni effetti benefici confermando quelli tradizionali o scoprendone di nuovi.
L’effetto protettivo sul tessuto nervoso e il potenziamento della working memory sono stati confermati in uno studio preclinico. Pertanto, conclude l’articolo, può essere un potenziale trattamento alternativo a patologie come Parkinson, Alzheimer e altri disturbi neurologici cronici. Si può notare una certa simmetria con l’uso tradizionale che ne faceva Durante, come altri medici. 2 Il decotto delle bacche somministrato per via orale a ratti sani ha indotto una significativa ipoglicemia. Le somministrazioni quotidiane in ratti diabetici, per 24 giorni, hanno prodotto un risultato altrettanto soddisfacente.3 L’attività inibitoria dell’olio essenziale è stata valutata contro alcune specie batteriche; di quelle testate, la crescita di Staphylococcus aureus ed Escherichia coli è stata significativamente inibita. 4 Secondo uno studio più recente, gli oli essenziali di alcune varietà di ginepro hanno mostrato una migliore attività antibatterica contro i batteri Gram-positivi rispetto ai batteri Gram-negativi, la maggiore inibizione si è verificata ancora una volta contro lo S. aureus. 5
Oltre ad essere efficace nell’inibizione del biofilm, l’olio essenziale delle bacche possiede una notevole sinergia con quello di elicriso, essendo testati contro alcuni micobatteri; questa sinergia conduce alla riduzione della MIC limitando l’adesione batterica e prevenendo la formazione del biofilm. 6, 7 Inoltre, l’estratto idroalcolico delle bacche sembra avere anche un effetto antiossidante, antinfiammatorio e antifungino contro Aspergillus niger e Penicillium hirsutum, tali attività possono essere correlate al la presenza di polifenoli. L’effetto antinfiammatorio è dovuto anche all’azione di monoterpeni e sesquiterpeni ma è un amentoflavone, isolato recentemente, ad avere la meglio sull’attività antiartritica. 8, 9
L’estratto ha anche un effetto anti-fertilità probabilmente a causa della sua attività anti-estrogenica. 10
In effetti, secondo un report, l’estratto ha influito sulla fertilità ed è stato abortivo negli studi su ratti albini. 11
I risultati di uno studio recentissimo hanno rivelato che un estratto di ginepro promuove la morte cellulare in diversi tipi di cellule tumorali di diversa origine e attraverso meccanismi specifici. L’estratto preso in considerazione si può trovare anche nei testi antichi; in effetti i ricercatori hanno appositamente voluto mimare tale preparazione: si tratta di una idrodistillazione di bacche (provenienti dalla Finlandia) secche contuse della durata 3 ore con conseguente rimozione degli oli essenziali, poi filtrato, liofilizzato e conservato a 4 ° C; la resa dell’estratto è molto alta, quasi 0.5 g per g di droga. Tuttavia, il rapporto tra fenoli e resa di estrazione è molto basso per cui, se si prendono in considerazioni solo i polifenoli, il decotto non sarebbe il miglior metodo di estrazione. Nonostante ciò, l’estratto di ginepro sembra essere molto efficace, rispetto ad altri estratti, nell’aumentare il livello della proteina p53 oltre a significativi effetti citotossici in diverse linee cellulari tumorali (prostata, fegato, intestino). I composti fenolici più abbondanti sono la rutina, l’apigenina, l’isoscutellareina, l’ipolaetina, l’acido protocatecuico, la rutina, quercetina e derivati. L’estratto possiede inoltre la capacità di chelare il ferro. 12, 13
Uno studio importante, oltre che recente, riferisce che l’estratto oltrepassando la barriera emato-encefalica ha indotto in modo significativo l’apoptosi delle cellule di glioma riducendo la neovascolarizzazione. Oltretutto, l’estratto è stato meno citotossico per gli organi vitali non neoplastici rispetto alla temozolomide. 14
Quanto è stato abbondantemente riportato sui vari disturbi gastrointestinali grazie alla sua azione digestiva, carminativa, antispasmodica e antibatterica, è evidenziato da un importante studio il quale rivela che l’estratto delle foglie riduce significativamente il volume e l’acido totale del succo gastrico, senza tuttavia alterare il pH e l’attività peptica. L’effetto antispasmodico, conclude l’articolo, è dovuto probabilmente all’azione antinfiammatoria, analgesica e carminativa. 15
Un effetto diuretico significativo è stato osservato con un’infusione acquosa al 10% in uno studio datato ma importante, il quale suggerisce che l’effetto diuretico è parzialmente dovuto all’olio essenziale e in parte a componenti idrofili. 16 Il ginepro è capace di aumentare la produzione di urina senza perdita di elettroliti. L’attività diuretica dell’infusione acquosa è attribuita, oltre al resto, al terpinol-4-olo e ai costituenti idrofili che hanno la capacità di aumentare la velocità di filtrazione glomerulare. Inoltre, questa sostanza è anche nota per causare irritazione ai reni, per cui aveva visto bene l’illustrissimo medico Omobono Pisone da Cremona.
Riguardo l’uso topico invece gli studi hanno rivelato che sostanze come l’α-pinene e il linalolo, presenti peraltro nelle bacche di ginepro, contribuiscono alle attività antinfiammatorie e analgesiche inibendo l’attività della Cox-2. 2
Gli studi che approfondiscono l’effetto sull’apparato respiratorio si basano su altre varietà di Juniperus ma sono promettenti.
Infine, il ginepro sembra sicuro negli adulti se assunto per via orale in quantità modeste e a breve termine o se inalato come vapore o applicato sulla pelle in piccole aree. Tuttavia, la somministrazione orale per lungo tempo o in dosi elevate può essere pericolosa e causare problemi ai reni e irritazione dell’intestino. Le bacche di ginepro potrebbero influenzare la pressione sanguigna e renderne più difficile il controllo. I dati clinici nell’uomo sono comunque carenti in letteratura, per cui si auspica che la storia di questa pianta continui al fine di sostenere la salute e, perché no, guarire anche patologie importanti.
Rivista: L’Erborista
Mese: Giugno 2020
A firma: Fabio Milardo
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