Introduzione
Un documento risalente al 1876 rivela che contro le febbri miasmatiche i Reverendi Padri Trappisti della chiesa di San Paolo, all’interno dell’“Abbazia delle Tre Fontane”, utilizzavano l’eucalipto: essi composero un elisir (elixir d’eucalitto): “ottimo preservativo e medicina, così da loro come da altri ne fecero la pruova”. Si preparava nello stesso periodo a Roma anche una tintura presso “al Desideri Farmacista, e ne ha riportato lodi e buone testimonianza”. 1
La lotta alla malaria ebbe un grande alleato nell’albero di eucalipto: furono i monaci stessi a piantarne molti, soprattutto dopo il 1870 quando, caduto il potere della Chiesa, riuscirono ad ottenere in enfiteusi perpetua un appezzamento di 450 ettari in cambio, tra le altre condizioni del contratto, di piantare almeno 125.000 alberi di eucaliptus. I lavori di bonifica continuarono fino ai primi del ‘900 dimodoché la copertura di uno stagno nei pressi del monastero e l’uso di zanzariere e di chinino mise fine al problema della malaria.
A tal proposito, si legge ne La rivista europea. (Tip. Fodratti, 1878) “L’eucaliptus globulus e la malaria non possono vivere insieme più di quello che possano stare insieme la luce e le tenebre. Se nel mondo sociale si potesse scoprire un correttivo così possente ai mali morali che ci affliggono, sarebbe la rigenerazione dell’umanità”.
Descrizione
Il nome Eucalyptus è composto da Eu che significa vero e calyptus (kalypto) che significa coprire, riferendosi al calice e alla corolla che coprono il resto del fiore. 2 Il genere Eucalyptus è costituito da circa 900 taxa; tutte le specie tranne 13 sono endemiche. Le subspecie di eucaliptus globulus sono 3: E. globulus Labill. ssp. Bicostata, E. globulus Labill. ssp. globulus, E. globulus Labill. ssp. Maidenii. È stato trovato materiale fossile di eucalipto risalente al primo eocene (circa 51,9 milioni di anni fa) in Argentina; secondo un importante studio, questi fossili indicano che l’evoluzione dell’eucalipto non è vincolata a una singola regione. L’età e le affinità dei fossili indicano altresì che l’Eucalyptus sub. Symphyomyrtus è più vecchio di quanto si pensasse in precedenza. 3 Sono specie solitamente molto resistenti e i risultati di un recente studio confermano che una popolazione di alberi con una base genetica ristretta (rappresentata dai cloni) è sensibile ai cambiamenti climatici, mentre una popolazione con una base genetica più ampia (ovvero le foreste indigene) mostra più stabilità. 4 La forma degli eucalipti varia da giganteschi alberi forestali ad arbusti di mallee e possono essere trovati nei deserti, nelle paludi e sulle pianure alluvionali. 5
Può crescere fino a 80 m con un tronco alto e dritto. Le foglie delle piantine sono opposte, sessili, amplessicauli, ovate, verde bluastro, glauco, fortemente scolorito che tendono con la crescita a diventare più grandi e di forma ellittico-ovata. Quelle adulte sono picciolate, falcate, lanceolate (talvolta strettamente), verde con simile tonalità sulla pagina superiore e inferiore. L’infiorescenza è semplice, di solito a fiore singolo (occasionalmente 3) e ascellare. Gli stami sono numerosi e generalmente bianchi o crema. I boccioli fiorali sono turbinati e solitamente con 4 costole distinte; estremamente glauchi hanno forma di un’urna legnosa, rugosa e coperta di cera. L’ovario infero dà origine a maturità al frutto, una cassula legnosa deiscente all’apice, sessile, da sub-globulare a emisferico, glauco sul ricettacolo che appare allargato (ipanzio). I 4 sepali, molto ridotti, quasi inesistenti, costituiscono una specie di salienza; i 4 petali invece sono saldati e formano un cappuccio appiattito verrucoso che all’antesi si distacca lasciando apparire numerosi stami a filamento molto lungo. L’odore è forte e balsamico, il sapore è aromatico, resinoso, un poco amaro, seguito da una sensazione di freschezza. Sia nella nervatura che nel lembo si trovano delle grandi tasche secretrici schizogene. 6
Storia e tradizione
Non sorprende che gli eucalipti fossero ben rappresentati nella farmacopea aborigena poiché le foglie sono diventate nel tempo fonti disponibili di antisettici, analgesici, di linimenti e cura per tosse e raffreddori. È stato utilizzato dagli aborigeni australiani per produrre impiastri con le foglie contuse e riscaldate: venivano impiegate per alleviare i reumatismi, l’inalazione del vapore invece per curare il mal di testa e un’infusione bevuta per il raffreddore. L’uso di questa specie nella terapia del diabete sembra essere iniziato solo dopo la sua adozione in Sud America e Africa. 5 Non si fa menzione dell’uso dell’eucalyptus negli antichi testi ayurvedici in quanto è stato introdotto solo di recente in India ma, da allora, i professionisti ayurvedici e unani lo trovano efficace per uso esterno e interno oltre che per inalazione: nel trattamento di reumatismi, mal di testa, dolori addominali, febbre, contro i disturbi delle vie respiratorie e gastrointestinali (inclusi indigestione, diarrea e dissenteria), quindi come vermicida e collutorio, nel trattamento delle patologie cutanee. Le tinture sono utili alle affezioni catarrali purulente della vescica, dell’uretra e della vagina. 7
Il preparato che ha riscosse più successo fu la polvere delle foglie; la tintura alcolica, l’infusione o il decotto breve erano adoperati nelle piaghe che non mostravano tendenza a cicatrizzare, validi oltretutto per malattie catarrali purulenti dell’uretra e della vagina. A masticarle invece “il fiato n’acquista un aroma gradevole, le gengive fungose e che danno sangue si rassodano, e si rassoda pure il rimanente della mucosa boccale”. 8
Il dott. Gian Battista Soresina, fondatore della rivista “Medicina, chirurgia e terapeutica”, direttore del “Giornale delle malattie veneree e della pelle”, nonché direttore dei dispensari celtici municipali, loda nel suo ricettario, risalente al 1875, l’elisir di eucalipto composto (con china calisaya) che “oltre a essere un febbrifugo, si mostra anche un potente tonico, un vero amico dello stomaco. Si dà a cucchiaiate, una la mattina ed una la sera a digiuno… Preservativo delle febbri da miasma palustre.” Analogamente evidenzia Giovanni Righini, chimico e corrispondente di varie accademie scientifiche nazionali e internazionali. 9
Lo stesso anno Giovanni Polli, medico milanese, mente versatile e vivace, negli “Annali di chimica applicata alla medicina”, riporta le esperienze del dott. Castiglioni il quale adoperava l’elettuario di eucalipto con successo nelle febbri palustri, talvolta servendosi dell’infuso. La tintura invece la propone “come profilattico nelle febbri ascessionali, e quale detersivo nelle ulceri specialmente se tendono a farsi atoniche”. Le chine, rivela infine, e gli eucalipti “si possono coadiuvare, ma non surrogare tra loro, e essendo tra di essi troppo diversa la maniera d’azione terapeutica”. La tintura è inoltre utile alla cura della “gangrena polmonare, accompagnata da fetidità del respiro e degli sputi”.
Jules Bucquoy (1829-1920) ha sostituito questa tintura a tutti i disinfettanti usufruendone con esito positivo per ridurre la tosse. Friedrich Mosler (un internista tedesco e docente universitario; 1821 – 1911) dimostrò che “dopo le iniezioni della tintura o dopo aver introdotta questa per la bocca, la milza dei cani precedentemente cavata fuori e misurata diveniva più dura, più consistente e più piccola e la sua superficie acquistava un colorito grigio di acciaio.” Sono quindi numerose le pubblicazioni e tanti i medici che a suo tempo, dalle osservazioni dei casi clinici, consideravano l’eucalipto efficace nelle febbri recidive ed ostinate. Da sottolineare è la maggiore efficacia delle foglie di eucalipti indigeni in confronto a quelle provenienti da alberi coltivati in Europa; quelle giovani e fresche sono migliori di quelle secche. Un preparato molto frequenti nei testi antichi è l’infuso alcolico “nel quale non si perda traccia dell’olio etereo”. Friedrich Wilhelm Lorinser (1817-1895), medico e botanico tedesco, “ottiene la tintura da una parte di foglie fresche le quali vengono digerite per 14 giorni in 3 parti di spirito… utile alle febbri” 10
L’utilizzo sotto forma di sciroppo per contrastare le eccessive secrezioni bronchiali è rammentato nella Gazzetta Medica di Roma (Gazzetta Medica di Roma. Anno IV. 1878) e ne Il farmacista italiano (Sindacato nazionale fascista dei farmacisti); in Italia sembra essere impiegato al contempo nella “Cura della bronchite cronica, della polmonia catarrale, e della polmonia crupale nei bambini, nelle persone soggette a secrezioni bronchiali abbondanti e ripetute.” 11 In tante parti del mondo, come nella medicina popolare tunisina, è l’inalazione dell’olio essenziale ad tradizionalmente usato per trattare disturbi del tratto respiratorio (faringite, bronchite e sinusite). 12 Sempre nello stesso anno viene pubblicato nel bollettino di scienze mediche bolognese, per la prima volta, l’ipotizzabile proprietà conservante dell’eucalipto, grazie agli studi del prof. Binz: “per conservare meglio i componenti istologici, permetteva un minore sviluppo dei batteri della putredine.” 13
Secondo il Dr Hermann Schläger (1820-1889) l’eucaliptolo possiede un’azione generale, abbassa la temperatura corporea “diminuendo l’azione del cuore, specialmente per l’influenza esercitata sull’apparecchio muscolo-motore cardiaco”. 14 Johannes Seitz (1839-1922) annotò più volte l’efficacia nell’“aumento della secrezione di muco … Io trovai che in piccola dose aumentano l’appetito e favoriscono la digestione.” Anch’egli loda l’efficacia soprattutto come rimedio delle febbri intermittenti.
Arnaldo Cantani (1837-1893), medico a Napoli e primo diabetologo italiano, usa l’eucalipto a ragione delle proprietà amare-digestive: “leggermente astringente e resinoso eccitante, in ispecie nelle indigestioni e l’ho tentato nelle febbri piemiche ed in quella lenta dei tisici, dove sembra più utile di molti altri mezzi finora usati in questa malattia, senza che però mi potessi finora pronunciare con qualche sicurezza … Nelle febbri malariche erratiche, come in quelle più remittenti che intermittenti, io soglio dare la chinina in un decotto di corteccia di china calisaya e di foglie d’eucalipto, parecchie volte al giorno.” Fu sperimentato con vantaggio da molti medici del tempo nonché dallo stesso Cantani: “un mezzo utile a promuovere le contrazioni della milza ed a riversare con ciò nel sangue la sostanza pirogena accumulata nel tumore splenico, onde renderla quivi accessibile alla distruzione ed eliminazione.” 15
Similmente si descrive tale effetto nella rivista “Il Morgagni”: “mezzo efficace per far contrarre la milza … somministro oggi volentieri chinina ed eucalipto contemporaneamente … L’olio essenziale in forma di gocce od in capsule viene impiegato nelle malattie degli organi respiratorii.” 16
Arriva a noi anche il contributo di Apollinaire Bouchardat, autorevole farmacista e igienista francese, (1809-1886) che prescriveva la polvere delle foglie contro le febbri intermittenti, l’estratto alcoolico e la tintura invece “come farmaco emostatico”, il liquore in quanto tonico ed eccellente stomachico. Egli fa menzione “delle inalazioni contro affezioni catarrali” delle foglie, persino sottoforma di sigarette. 17
Talmente efficaci e di successo furono le proprietà antisettiche che si propose nel “zentralblatt fur chirurgie” di Lipsia, nel 1880, di sostituire l’acido fenico con l’eucalipto. 11
Composizione e usi medicinali
Il principale componente dell’olio essenziale, che va dal 54 al 95% circa, è l’1,8-cineolo (o eucaliptolo), a seguire sono presenti p-cimene, α-pinene, β-pinene, terpineolo. Le foglie contengono flavonoidi quali rutina, iperoside e quercitrina, ma pure tannini (la cui quantità dipende dai metodi di essiccazione) e altri polifenoli inclusi tellimagrandina, nonché derivati del cloroglucinolo come euglobali e macrocarpali. 18 Sono presenti altresì piccole quantità di mirtenolo, pinocarveolo, sesquiterpeni, ellagitannini, procianidine, triterpenoidi (derivati dall’acido ursolico) ed eucaglobulina, un monoterpenoide localizzato nelle ghiandole secretorie degli oli essenziali di alcune specie di mirtacee. 19, 20
Le foglie essiccate di E. globulus contengono tra l’1 e il 3,5% di olio essenziale; l’essenza di quelle fresche è composta per il 45-75% da eucaliptolo, mentre altri autori hanno dichiarato un contenuto del 70-85%. Le foglie adulte, nonostante la sintesi subisca una variazione complessa nel corso delle stagioni, hanno un contenuto più elevato di eucaliptolo mentre le più giovani tendono ad avere un alto contenuto di olio essenziale, oltre ad avere minori quantità di tannini rispetto ad altre specie di eucalipto. Le proporzioni dei componenti non godono di stabilità infatti, in uno studio recente, la sintesi di alcuni composti è stata influenzata dalla temperatura ambientale, principalmente zuccheri solubili e diversi polifenoli tra cui tannini, triterpeni e alcaloidi. 21
L’essenza prodotta da E. globulus coltivato in diversi luoghi è la principale fonte commerciale di eucaliptolo. Un alto contenuto di eucaliptolo è stato trovato in oli essenziali proveniente da Australia (81,1% –90,0%), Indonesia (86,5%), Montenegro (85,8%), Italia (84,9%), India (81,9%) e Iran. È stata dimostrata l’attività antimicrobica contro diversi microrganismi tra cui S. aureus, E. coli e B. subtilis.22 Poiché l’olio essenziale ha una forte tossicità sotto forma di vapore contro una vasta gamma di microbi e insetti, potrebbe essere commercialmente sfruttato. Certo è che l’essenza causa l’inibizione della crescita di alcune specie fungine come nel caso di C. albicans. Secondo uno studio di Vratnica e colleghi l’olio essenziale è due volte più efficace della nistatina, un farmaco usato per trattare le infezioni fungine sulla pelle, sulla bocca, sulla vagina e sul tratto intestinale. Gli autori rivelano inoltre che non è ancora stata sufficientemente approfondita la correlazione tra il contenuto di eucaliptolo e l’attività antifungina. 23
L’attività insetticida è stata determinata durante le fasi di crescita delle larve e delle pupe della mosca domestica. Gli effetti sono stati valutati mediante fumigazione e biotest di contatto con un discreto successo. 24 È stato dimostrato che alcuni componenti dell’essenza sono letali per gli insetti in ragione dell’inibizione dell’acetilcolinesterasi, per cui non è affatto una banale credenza che l’odore che emanavano le piantagioni è stato un coadiuvante all’eliminazione della pestilenza nella bonifica dell’Agro Romano. 25 L’essenza è efficace contro E. coli, S. aureus e S. intermedius, altrettanto vale contro il virus influenzale: un recente studio conclude che può essere promettente per prevenire la trasmissione del virus dell’influenza attraverso il contatto diretto. 26, 27
Un recentissimo studio avvalora il risultato sul dolore viscerale causato dall’acido acetico; tuttavia, non sono stati osservati effetti contro il dolore nocicettivo né sul coordinamento motorio, notevole è invece quello antinfiammatorio. Nei confronti dei recettori oppiacei μ l’essenza ha mostrato potenziali effetti contro il dolore somatico, infiammatorio e viscerale e, conclude, potrebbe essere un potenziale agente terapeutico per il dolore. 28 Sull’effetto antidiabetico sono ancora necessari studi clinici, ma gli estratti acquosi introdotti nella dieta hanno ridotto l’iperglicemia e la perdita di peso in topi trattati con streptozotocina, peraltro sembrano agire modulando la secrezione o l’azione dell’insulina; pare che l’estratto abbia provocato la secrezione di insulina. Comunque, la natura del costituente attivo non è nota. 5 Uno studio riferisce inoltre che l’estratto etanolico di foglie di E. camaldulensis può ridurre significativamente l’iperglicemia postprandiale nei modelli di ratto diabetico di tipo 2. 29 Le proprietà balsamiche e sedative della tosse vantate in passato sono approfondite in uno studio in cui l’olio essenziale agisce come antinfiammatorio sulla bronchite cronica nei ratti inibendo l’ipersecrezione delle vie aeree. 30 Oltretutto, la terapia concomitante con cineolo può condurre a un notevole miglioramento della funzionalità polmonare nonché a ridurre la dispnea nei pazienti con asma. 31 La natura antimicrobica trova conferma in molti studi, uno in particolare dimostra che gli oli essenziali di eucalipti australiani inibiscono energicamente la crescita di agenti patogeni importanti dal punto di vista medicinale. 32 Due studi rivelano che l’estratto di eucalipto può ridurre il cattivo odore orale e l’alitosi. 33, 34 Allo stesso modo, il trattamento sulle affezioni vaginali trova un razionale d’uso: secondo uno studio, l’estratto di Eucalyptus comaldensis causa la morte di T. vaginalis dopo 24 ore. 35 Da una systematic review si deduce che molte essenze, tra cui quella di eucalipto, sono utili nelle ferite croniche dove prevalgono infezione e infiammazione, come nel piede diabetico. 36
Come si può constatare, l’eucalipto gode di diversi usi, non solo medicinali. Oggi sappiamo che l’olio di eucalipto, convertito per transesterificazione in biodiesel, mostra significativi miglioramenti nelle emissioni di CO e particolato, specialmente a carichi elevati, peraltro con prestazioni equivalenti a quelle del gasolio. 37 L’olio essenziale possiede un forte potenziale inibitorio contro le erbacce (Amaranthus blitoides e Cynodon dactylon) che potrebbe essere sfruttato per la gestione delle infestanti. 38
Poiché quantità relativamente piccole di olio di eucalipto possono essere fatali, non dovrebbero mai essere somministrate per via orale. Per uso esterno può essere irritativo, dunque è da utilizzare con estrema cautela, dato il rischio di laringospasmo che l’eucaliptolo può provocare in bambini di età inferiore a 30 mesi. 39
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